Il Servizio del Solstizio d’Estate
· Si canta l’INNO DI APERTURA
· Si scopre l’emblema e si spengono le luci, tranne quella che illumina l’emblema e quella che serve per la lettura
· L’officiante legge ad alta voce il seguente servizio, iniziando con il saluto rosacrociano:
Care sorelle e cari fratelli, che le rose fioriscano sulla vostra croce!
(I presenti rispondono:) E sulla tua pure!
Ci troviamo ora al solstizio d’estate, stagione durante la quale la manifestazione fisica sulla Terra raggiunge il culmine.
Ogni anno un’onda spirituale di vitalità penetra nella Terra al solstizio invernale, per segnare della Sua impronta il seme assopito nel gelido pianeta, e per rivivificare il mondo nel quale ci troviamo. Ciò avviene durante i mesi invernali, quando il Sole attraversa i segni zodiacali del Capricorno, Acquario e Pesci. Cosmicamente il Sole nasce durante la notte più lunga e più oscura dell’anno, quando, a mezzanotte, la Vergine Celeste è all’orizzonte orientale per dare vita immacolata al Bambino. Durante i mesi successivi, il Sole passa nel segno violento del Capricorno, dove mitologicamente tutte le potenze delle Tenebre concentrarono le loro micidiali forze per uccidere il Portatore di Luce: questa fase del dramma solare è misticamente rappresentata dalla storia di Re erode e della fuga in Egitto per scampare alla morte. Quando in febbraio il Sole entra nel segno dell’Acquario, il portatore d’acqua, siamo nel tempo delle piogge e delle tempeste e, come il battesimo in senso mistico conferisce al Salvatore il compito di Servitore, così i flussi di umidità che discendono sulla Terra, la ammorbidiscono e la fertilizzano sì da poter produrre i frutti che tengono in vita coloro che la abitano. Viene quindi il passaggio del Sole nel segno dei Pesci. In questa epoca le provviste dell’anno precedente sono quasi tutte esaurite e il nutrimento per l’uomo scarseggia. È questa la ragione del lungo digiuno di Quaresima che, per l’aspirante, rappresenta misticamente lo stesso ideale cosmicamente indicatoci dal Sole. In quest’epoca vi è il carnevale, l’addio alla carne, perché tutti coloro che aspirano alla vita superiore devono ad un certo punto dire addio alla natura inferiore con tutti i suoi desideri, e prepararsi per la Pasqua che è allora prossima.
Quando in aprile il Sole incrocia l’equatore celeste ed entra nel segno dell’Ariete, l’Agnello, la croce rappresenta il mistico simbolo di quanto segue: il candidato alla vita superiore deve imparare ad abbandonare la tormenta umana e cominciare la salita sul Golgotha, la zona del cranio, per raggiungere poi la soglia che conduce ai mondi invisibili. E, finalmente, ad imitazione dell’ascensione del Sole nei cieli nordici, destinata a favorire con il calore dei suoi raggi la crescita del seme nel suolo rivitalizzato dall’onda Cristica, deve imparare che il suo posto è con il Padre, dove è destinato ad elevarsi e ad esaltarsi.
In quest’epoca, quindi, cioè durante la stagione che raggiunge il suo culmine al 21 giugno, il Grande Spirito Solare raggiunge il Mondo dello Spirito Divino, il trono del Padre. Durante i mesi di luglio e agosto, quando il Sole è nei segni del Cancro e del Leone, Egli ricostruisce il Suo veicolo fatto di Spirito Vitale, che deve riportare al mondo per rigenerare la Terra e le onde di vita che vi si evolvono. Senza questa mistica onda annuale di energia vitale data dal Cristo Cosmico, non potrebbe esservi la vita fisica. Non vi potrebbe essere né il pane mistico né il vino mistico, né quell’impulso spirituale preparato dall’alchimia del sangue nel cuore del discepolo. L’esistenza fisica è la scuola o il laboratorio, dove impariamo a trasmutare il vile metallo della nostra natura inferiore affinché assuma il lucente bagliore della Pietra Filosofale e, in tal modo, rendere possibile la nostra liberazione nelle sfere superiori dove oggi è il Cristo, nostro ideale sublime.
Dietro ogni manifestazione vi sono degli agenti, delle intelligenze di diverso grado di coscienza, dei costruttori e dei distruttori che giocano un ruolo importante nell’economia della Natura. Il solstizio estivo è il periodo di svago degli spiriti terrestri e di altre entità simili interessate al progresso materiale del nostro pianeta, come mostra Shakespeare nel “Sogno di una notte di mezza estate”. Mediante un’azione semi-intelligente le ondine preparano le particelle d’acqua finemente divise, vaporizzate, che le silfidi sollevano dalla superficie del mare e portano alla maggiore altezza possibile, prima che avvenga la condensazione parziale e si formino le nubi. Esse trattengono queste particelle d’acqua fintantoché le ondine le forzano ad abbandonarle. Quando diciamo che è in atto una tempesta, vengono ingaggiate sulla superficie del mare e nell’aria delle battaglie, talvolta con l’aiuto delle salamandre per accendere la folgore dell’idrogeno e dell’ossigeno e lanciare il tonante e fragoroso lampo di luce a zig-zag nella notte fonda, seguito da potenti colpi di tuono che si ripercuotono nell’atmosfera, mentre le ondine proiettano trionfalmente le gocce di pioggia lanciate sulla Terra affinché possano riunirsi al loro elemento: il mare.
I piccoli gnomi sono necessari per costruire le piante e i fiori. È loro compito tingerli di mille sfumature che fanno la delizia dei nostri occhi. Tagliano anche i cristalli dei minerali e ne fanno dei gioielli inestimabili che luccicano nell’oro dei diademi. Senza di essi non vi sarebbe il ferro per le nostre macchine, né l’oro per pagarlo. Sono ovunque, e l’ape proverbiale non è più indaffarata di loro. Se riconosciamo il lavoro dell’ape, ignoriamo però l’importante ruolo dei piccoli spiriti della natura nel lavoro del mondo. Solo una minoranza di persone, che vengono considerate pazze o stravaganti, ne riconoscono l’importante opera.
Al solstizio d’estate le attività fisiche della Natura sono al loro apogeo, allo zenit; per questa ragione la notte di S. Giovanni è la grande festa delle fate che dopo aver lavorato per costruire l’universo materiale, nutrito il bestiame, alimentato il grano, salutano con gioia e gratitudine la cresta dell’ondata di forza che è il loro utensile per modellare i fiori donando loro quella sorprendente varietà di delicate forme, richieste dagli archetipi, e quelle innumerevoli sfumature che fanno la delizia e la disperazione dell’artista.
Durante la più importante delle notti di questa gioiosa stagione estiva vengono a schiere dalle paludi e dalle foreste, dalle gole e dalle valli, alla Festa delle fate. Preparano e cuociono veramente il loro cibo eterico e, dopo di ciò, danzano gioiose per la felicità di aver assolto questa importante missione nell’economia della Natura.
È assioma scientifico che nulla è inutile in Natura; i parassiti e i fuchi sono una aberrazione; l’organo che non si adopera si atrofizza, come per l’occhio o il membro divenuto inutile. la Natura ha un compito da assolvere e chiede la collaborazione di tutti coloro che vorrebbero giustificare la loro esistenza e la loro partecipazione. Ciò riguarda la pianta come il pianeta, l’uomo come la bestia, nonché le fate. Esse hanno il loro compito da adempiere e sono degli esseri molto indaffarati: molteplici misteri della Natura sono il campo delle loro attività.
Occorrerebbe capire a fondo questi particolari in modo da riuscire ad apprezzare al giusto valore questa stagione annuale. Quale calamità cosmica avverrebbe se il nostro Padre Celeste non provvedesse ogni anno alla nostra sussistenza fisica e alla nostra esistenza!
Il Cristo dell’anno passato non può salvarci dalla fame fisica, come la pioggia della scorsa stagione non può irrorare il suolo e gonfiare le miriadi di semi che sonnecchiano sotto terra e attendono di poter crescere. Le attività germinatrici della vita del Padre, il Cristo dell’anno passato, non possono più realizzare le aspirazioni spirituali dei nostri cuori che ci incitano a proseguire nella nostra ricerca, come il caldo dello scorso anno non può riscaldarci ora.
Il Cristo dello scorso anno ci ha dato abbondantemente il Suo Amore e la Sua Vita fino all’ultimo soffio; quando, all’ultimo Natale, nacque in Terra, diede la vita ai semi assopiti che hanno poi germogliato e riempito i nostri granai; col pane di vita fisica ci prodigò l’Amore che Gli fu dato dal Padre. Quando la Sua Vita fu completamente trascorsa, morì a Pasqua per innalzarsi al Padre, come l’acqua, evaporando, sale verso il Cielo.
Care sorelle e cari fratelli,
l’Amore Divino ci viene offerto perennemente; l’amore del padre per i propri figli è uguale a quello del nostro Padre Celeste, perché Egli conosce la nostra fragilità e la nostra dipendenza fisica e spirituale.
Si possa noi approfittare delle occasioni che ci vengono offerte durante questa stagione, affinché la nuova venuta del Cristo in autunno ci trovi più idonei a rispondere alle potenti vibrazioni di cui saremo compenetrati a quell’epoca.
Rimaniamo ora in silenzio e concentriamoci per qualche minuto su:
L’AMORE DIVINO e IL SERVIZIO
(Concentrazione di circa 7 minuti).
· Il periodo di concentrazione viene interrotto dalla musica dell’INNO DI CHIUSURA
· Si copre l’emblema e l’officiante pronuncia la seguente ammonizione finale:
Ed ora, care sorelle e cari fratelli, nel salutarci per ritornare al mondo materiale, facciamo il fermo proposito di esprimere nella nostra vita quotidiana gli elevati ideali spirituali testé ricevuti, affinché giorno per giorno si diventi sempre più degni servitori come canali coscienti nell’opera benefica dei nostri Fratelli Maggiori, al servizio dell’umanità.